Campagne oceanografiche

Due Italiani e due Francesi nella cucina di una nave Olandese

Simona Retelletti, 4 Giugno 2021

… e non è l’inizio di una barzelletta, ma la conclusione di una bellissima avventura!

Il 25 Luglio 2013, a Istanbul, mi imbarcavo sulla nave da ricerca olandese Pelagia, lo sbarco era previsto l’11 Agosto a Lisbona, un periodo perfetto per essere nel mezzo del Mediterraneo, soprattutto visto che tutte le mie precedenti esperienze in nave erano state in inverno. Questa campagna, che si svolgeva nel Mediterraneo e nel Mar Nero, faceva parte del progetto Geotraces. Durante i 17 giorni a bordo abbiamo preso campioni per vari tipi di misure, metalli in tracce, nutrienti, DOM ovviamente, isotopi, ossigeno, e i classici parametri fisici. Sulla parte più alta della nave erano stati messi anche due campionatori per le deposizioni atmosferiche.

Prime impressioni

Ho conosciuto gli altri partecipanti fuori dall’hotel a Istanbul la mattina presto, dove c’erano dei pulimini ad attenderci per portarci al porto. La mia esperienza in questa campagna comincia con io che rischio di perdere il pulmino visto che si erano dimenticati di avvisarmi che avevano anticipato l’orario di incontro, per una volta la mia cattiva abitudine di arrivare sempre in anticipo è servita a qualcosa! All’inizio ero abbastanza intimorita e a disagio, era la mia prima esperienza su una nave straniera, quelli intorno a me sembravano conoscersi tutti, erano tutti più grandi e con più esperienza, come se non bastasse io ero quella che era arrivata in ritardo! Il mio umore è cambiato completamente appena abbiamo messo piede a bordo, tutti erano così gentili e socievoli, e la nave era immensamente più grande di quelle su cui ero stata prima! Durante la campagna ci sono stati tantissimi momenti di socialità per i ricercatori ma anche per l’equipaggio. Abbiamo fatto qualche barbeque a poppa, delle feste con musica e cocktails e ci siamo fermati anche un paio di volte per fare un tuffo in mare (terrificante tuffarsi da così in alto!) di fronte a Stromboli e di fronte e Malaga.

Il lavoro a bordo: tutto nuovo per me

Durante la campagna facevo parte del team responsabile per il campionamento dei metalli in tracce. Era davvero una grossa responsabilità! A bordo di una nave, quasi tutto quello che ti circonda può contaminare con metalli, in più noi stavamo campionando per quelli in tracce (meno di 0.00001 grammi per litro) quindi c’erano tantissime precauzioni da prendere, a cominciare da un’apposita rosetta con le bottiglie fatte in Teflon. Una volta a bordo, la rosetta veniva messa all’interno di un container apposito, interamente rivestito in plastica. Il team di campionamento entrava nell’anticamera del container dove ognuno doveva mettersi una tuta (tipo quelle da imbianchino), i copri scarpe, due paia di guanti, e anche la cuffietta! Solo a quel punto potevamo entrare a campionare. Tutte le bottiglie di campionamento venivano preparate prima e ciascuna inserita in due buste di plastica, la più esterna andava rimossa prima di entrare e una nuova andava messa prima di uscire. Potrebbe sembrare facile ma non lo era!

Il filtro era attaccato direttamente alle niskin quindi raccoglievamo campioni già filtrati. A questo punto il mio lavoro era “finito” non dovendo filtrare i campioni dopo. Così ho deciso di offrirmi per aiutare a raccogliere i campioni delle deposizioni atmosferiche. Io ed Eyal (un ricercatore Israeliano) ogni 3/4 giorni ci arrampicavamo in cima alla nave per recuperare i filtri. Avevamo un brogliaccio dove annotare data, ora e i parametri dello strumento (velocità del vento, ore di filtrazione, ecc…), poi toglievamo il filtro e ne mettevamo uno nuovo, è stato divertente!

Simona ed Eyal che cambiano i filtri per la raccolta delle deposizioni atmosferiche

Due Italiani e due Francesi nella cucina di una nave Olandese

Devo dire che mi sono divertita un sacco durante questa campagna, abbiamo lavorato sodo ma ci siamo anche goduti la vita a bordo. L’unica cosa su cui degli Italiani, e dei Francesi, potevano lamentarsi era il cibo, ci mancava davvero tanto del buon cibo! Così, quando abbiamo scoperto che tra l’ultima stazione di campionamento e il porto di Lisbona avevamo almeno un paio di giorni di navigazione, io e Paolo (l’altro italiano a bordo, ricercatore del CNR-ISMAR) abbiamo deciso di prendere possesso della cucina per un pomeriggio e preparare la cena, i due ricercatori francesi si sono uniti a noi immediatamente. Il cuoco e lo staff della cucina ci hanno lasciato il loro regno e hanno aperto per noi le porte della cella frigorifera. Devo dire che c’era terrore negli occhi del cuoco quando ha visto il nostro entusiasmo nel prendere le cose che ci servivano. Così ci siamo chiusi qualche ora in cucina e alle 6 tutti stavano con le gambe sotto il tavolo pronti a mangiare lasagne al ragù e una buonissima mousse au chocolat come dolce. Un finale perfetto per una campagna bellissima. Una volta arrivati al porto abbiamo passato un’ultima serata tutti insieme a Lisbona (degustando buonissimo cibo Portoghese) e la mattina dopo, un po’ alla volta ci siamo diretti all’aeroporto.

Simona e Paolo nella cucina della nave preparano ragù e besciamella per la cena a base di lasagne

Vuoi avere informazioni personalizzate sull’argomento?